Le forme di Walter hanno bisogno di quel tipo di attenzione (contemplazione);
animate da una vita silente, rimangono mute agli assalti di una considerazione
frettolosa, mentre con il pudore e la determinazione delle creature riservate,
che è poi lo stesso dell'artista, sanno svelare a chi si ferma e resta ad
osservare; tutto un cosmo armonico e allusivo, insieme geologico e stellare,
mosso da un perenne impercettibile movimento musicale, una lenta danza
universale alla quale noi stessi siamo chiamati a partecipare quasi senza
saperlo.
Così sono nate le "cellule": la forma sintetica, allungata, frontale, riporta
per ammissione dell'artista "a visioni arcaiche, pietre, isole e organismi
strettamente legati alla natura", ma come accade alle forme e ai simboli
lasciati per lungo tempo a sedimentarsi nella memoria, ciò che resta della loro
esistenza è soltanto l'impronta, la traccia abrasa e quasi senza peso; nè
potrebbe essere altrimenti, pensavo qualche anno fa, nella condizione di
frammentarietà e di solitudine del presente; dunque "cellule" come ossi di
seppia della contemporaneità.
Susanna Ragionieri
Docente Storia dell'Arte Accademia di Belle Arti di Firenze,
dal catalogo mostra personale. Museo Marino Marini Firenze 2003